Roma: immigrato filippino oltraggia Traffik, il maestro Gianmarco Fagà!

La tracotanza e la protervia degli immigrati non hanno alcun limite.
In una bella giornata di inizio primavera del 2019 un immigrato filippino in un fast food di Roma ha osato rivolgere la parola al maestro Gianmarco Fagà, che in questo periodo è completamente assorbito dal difficile studio della Sinfonia Concertante in Mi Minore Opera 125 di Sergej Prokofiev, causandogli un esiziale scompenso neurovegetativo e obbligandolo a reagire con la necessaria e giusta violenza, purtroppo rivolta soltanto contro le cose.
“Volevo spiegare a tutti i ragazzi a tutti i miei fan a tutta Italia che il gesto che ho fatto a Burger King è perché il ragazzo filippino che lavora all’interno faceva tanto il simpatico il figo. Io sono tornato, nessuno fa il simpatico ok? Perché se non è oggi domani tra uno due tre mesi io so dove lavori, che cazzo fai il simpatico. Mongoloide so dove lavori, ti metto dentro la friggitrice. Non è che vado a disturbare chi lavora io. E’ quel ragazzo filippino che… si faceva tanto il figo eah eah Traffik esci dal locale non hai consumato io so’ tornato da solo e gli ho detto esci fuori esci fuori e gli ho tira’… ‘n vassoio ‘n faccia.
Vi voglio dire ragazzi io sono più di un anno che non faccio reati… e non temo nulla. Io ci ho un avvocato che è una spada ce n’ho ‘n altro che è ancora migliore…”
Questa la lineare e ineccepibile giustificazione del maestro Fagà, finita nel nulla per la stolta e cocciuta incomprensione delle forze dell’ordine e della giustizia penale, che non hanno voluto prendere in cosiderazione una linea di difesa così solida, così razionale, così fondata.
Dopo un paio di giorni infatti Gianmarco Fagà e un altro tizio che si fa chiamare Gallagher -invece che con quel Gabriele Magi con cui l’hanno iscritto all’anagrafe e che va bene per un ragioniere, ma non certo per uno destinato a stracciare l’Alighieri per l’altezza dei temi trattati e Carlo Emilio Gadda per la proprietà di linguaggio- sono stati messi in prigione perché un mese prima avevano picchiato questo, codesto e quello in un turbinìo di rapine, tirapugni e offese. Senz’altro avranno avuto i loro motivi, altrettanto articolati e razionali.

Ora basta ridere.
Tra cinque anni al massimo, ed è una stima generosa, il maestro Fagà e il maestro Magi avranno compiuto la loro parabola; i discografici li butteranno via come si buttano via gli inutili -tanto l’ambiente di elementi del genere ne produce a battaglioni- l’avvocato-spada e quello ancora migliore presenteranno il conto, la giustizia civile anche, i tatuaggi cominceranno a scolorirsi.
Nel caso migliore e debiti permettendo cercheranno di riciclarsi come neo perbene, percorso che per simili pìcari comprende di solito la ricerca di qualche giovane di pari livello in grado di renderli padri senza farla tanto lunga. Ricerca che diventa spasmodica con l’approssimarsi delle prime sentenze definitive.
Questo, nonostante l’esistenza in vita di questi due cialtroni buoni a nulla faccia pensare che almeno all’inizio degli anni Novanta dalle loro parti ci fosse ancora molto da fare in materia di contraccezione.
Nella nuova condizione di paparini dovranno fare miracoli per sconfiggere la memoria di ferro del web e spiegare diverse cosette a chiunque abbia la dabbenaggine di contattarli per quel posto di scaricatore al mercato ortofrutticolo. E dovranno senza alcun dubbio pietire benevolenza a portafogli di parenti e genitori, sempre che basti e sempre che il parentado non li abbia già classificati fra i soggetti da non avere fra i piedi nemmeno ai funerali.
Nel caso peggiore ci sarà invece un repentino spegnimento luci nei bagni di qualche bar, o una lenta uscita di scena in un monolocale di case popolari.
Per recuperare quanto resta di loro dovranno farsi strada fra cartoni di vino scadente ed escrementi di cane.

San Donato Milanese: senegalese tenta una strage di bambini!

Allora.
Immaginate di essere negri.
Sì, c’è scritto negri, inutile che facciate finta di indignarvi, ipocriti.
Immaginate di vivere da decenni in un paese che una volta diceva di essere la sesta potenza economica mondiale.
Immaginate che la sedicente sesta potenza economica mondiale pulluli di gente ridotta con le pezze al culo, cosa che è la conseguenza ovvia del liberismo alla milanese che è diventato non una ricetta politica, ma l’unica visione del mondo concepibile se non si vuole essere accusati di essere dei nostalgici dei gulag.
Immaginate che qualsiasi parassita con un tasso melaninico inferiore al vostro possa sentirsi chissà chi.
Immaginate che qualsiasi politico possa additarvi come fonte di ogni male per il solo fatto che respirate.
Immaginate che qualunque portatore di pezze al culo del tipo di cui sopra possa concepire l’idea di uccidervi a freddo, e trovare approvazione su qualche ripugnante “rete sociale” e al bancone di qualsiasi bar.
Nello sghignazzo generale.
Immaginate che qualcuno di questi portatori di pezze al culo vi uccida a freddo davvero.
Immaginate che i politici qualsiasi di cui sopra si indignino non perché qualcuno vi ha ucciso a freddo, ma perché i vostri amici che da altrettanti anni buttano giù di tutto hanno rovesciato due cestini di rifiuti in una manifestazione spontanea.
Immaginate che mentre passate lo straccio sul pavimento, mentre manovrate un carico, mentre vi dannate dietro a bagni galvanici, pelli da conciare, pomodori da raccogliere e affitti da pagare sia un continuo scoppiettare di risatine e di battute sul perché non siete affogati anche voi e accidenti ai comunisti e io non ce l’ho con i negri ma con chi ce li fa venire.
Immaginate tutto questo insieme.
Ogni giorno, a tutte le ore, per tutta la vostra vita e magari anche oltre.
Immaginate l’idea di portarvi dietro il disprezzo e gli sghignazzi anche oltre la morte.

Insomma, il 20 marzo 2019 Ousseynou Sy a San Donato Milanese ha dirottato un autobus pieno di quei teneri virgulti che le mamme crescono nella bambagia e per poco non li ha mandati tutti arrosto.
La notizia è effettivamente una notizia nel senso che è un accadimento notevole.
E a essere notevole è il fatto che, in considerazione di quanto sopra, è incredibile che di casi simili non se ne verifichi almeno uno la settimana.

Firenze, insicurezza e degrado nel cuore della città della moda; straniero accoltella al cuore ristoratore quarantenne

Orrore nella città della moda. La sera del 14 marzo 2019 nella centralissima ed elegante via della Vigna Nuova un ristoratore di quarant’anni è stato colpito al petto da una coltellata che gli ha leso il pericardio; è stato ospedalizzato in prognosi riservata.
A colpirlo, uno dei molti stranieri extracomunitari cui il sindaco PD Nardella invece di ospitarli in casa sua ha concesso di ven-

Ah, no, calma.
Ferma tutto.
Firenze è la città della moda.
Piena di giovani donne alla moda.
E una di queste giovani donne alla moda ha pensato di risolvere a coltellate -anche quelle alla moda- un certo diverbio col proprio fidanzato o amante o quel che è (anzi, era, vista la situazione).
A quel punto si è accorta di aver combinato un piccolo guaio.
Che ha pensato di risolvere sempre seguendo la moda.
Vale a dire incolpando uno straniero.
Solo che i carabinieri non si sono fatti prendere in giro, e le telecamere che impestano il centro cittadino si sono fatte prendere in giro ancor meno di loro.
La ragazza alla moda non è certo stata sbattuta in galera come una negra qualsiasi: è stata associata alla locale casa circondariale.
Che è tutta un’altra cosa.
E che non passa mai di moda.

Onore a Pamela Mastropietro! Onore a Desirée Mariottini!

Pamela Mastropietro e Desirée Mariottini avevano trentaquattro anni in due e nel 2018 chiunque avesse l’abitudine di farsi raccontare il mondo dalla “libera informazione” se le è viste presentare come fanciulle in fiore che hanno fatto una fine orribile ad opera del Male personificato.
Nel primo caso un certo Luca Traini si è anche preso la briga di ergersi a vendicatore, superando all’istante in popolarità il parricida Pietro Maso, che quanto a nobiltà di scopi e a raffinatezza di mezzi era rimasto imbattuto molto a lungo.
Sulle pessime abitudini di Mastropietro e Mariottini, oltre che sull’eloquente background da cui sono loro malgrado emerse la “libera informazione” e soprattutto chi se ne fida tendono a sorvolare per quanto possibile.
Violeta Mihaela Senchiu di anni ne aveva trentadue da sola. E aveva tre figli. Il 4 novembre 2018 si è fatta bruciare viva dal signor Gimino Chirichella, che di anni ne ha quarantotto, trascorsi in allegria fra violenze sessuali, sfruttamento della prostituzione, spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione di esplosivo.
Di Violeta Mihaela Senchiu non importa nulla a nessuno: fuori età per un funerale telegenico con palloncini e bara bianca, fuori dal giro delle televisioni e dei programmi-verità del tipo “signora, cosa ha provato quando hanno trovato sua figlia scorticata nel fosso?”, e soprattutto con quello stigma di nazionalità rumena che andava bene fino a quando c’era da dire male dei comunisti, ma che oggi come oggi nella legge che conta davvero, che è quella dell’audience e dei sondaggi, è più una palla al piede che altro.
Non solo Matteo Salvini non perderà nemmeno un secondo per farsi una foto col solito sorriso da garzone di salumeria, ma nemmeno si scomoderà a promettere certezze della pena e tutto quanto il resto. Eppure fino a pochi mesi fa lui e il suo “partito”, per tacere dell’elettorato che ne impesta come una lebbra sifilitica purulenta le cosiddette “reti sociali” e internet in generale, non avrebbero avuto dubbi. Il dileggio per Gimino Chirichella sarebbe cominciato dal metterne in ridicolo il nome e il cognome poco valtellinesi e sarebbe finito col concludere che siccome i terroni non si lavano era necessario quantomai un intervento congiunto di Etna e Vesuvio per un lavacro di fuoco sperabilmente definitivo.
Ma i tempi cambiano: nord e sud della penisola uniti da un ascensore sociale grippato da decenni e da una povertà divorante non voterebbero certo volentieri per chi mette le cose in questo modo, anche se lo ha tranquillamente fatto per trent’anni.
Al massimo si dirà che Violeta Mihaela Senchiu se l’è andata a cercare.
Sicuri di essere nel giusto.

Massimo Bossetti è inocente!

Massimo Bossetti è stato condannato all’ergastolo in terzo grado ed è presumibilmente destinato a sparire per un certo tempo non solo dalla circolazione, ma anche dai mass media.
La Lega Nord ha sperato per anni di poter dare la colpa a qualche marocchino, ma non c’è stato verso.
Peccato: dapprincipio la cosa pareva anche fattibile e a rimetterci sarebbe stato un signor nessuno contro cui era tutto lecito.
Nessuno si è azzardato a invocare la castrazione di questo stupratore e assassino, ma deve senza dubbio trattarsi di una deplorevole dimenticanza.
La cosa interessante è che la vicenda ha messo in luce aspetti raggelanti e repellenti dell’operosa bergamasca, fra passatempi discutibili, storie di corna e altra robaccia provinciale che sarebbe bene se ne stasse bella tranquilla sotto il tappeto.
Invece no.
Non ci sono solo i rumeni stupratori e i senegalesi maneschi; ci sono anche i gioppini con la passione per le adolescenti cui un brutto giorno va tutto storto.

Toccherà prenderne atto.

Non hai un lavoro? Ti cacciamo dal nostro paese!

23 settembre 2018 – Se non lavorate, tornate a casa. La sintesi è forte, però efficace. I disoccupati non piacciono, e pazienza se arrivano da Stati dell’Unione europea. Dagli uffici stranieri dei Comuni l’invito a smammare – persino con viaggio pagato – sta diventando prassi. Un’intimidazione di fatto che vede i disoccupati, con o senza welfare, bersagliati senza esitazione. “Se fosse vero, l’atteggiamento sarebbe molto grave e andrebbe a colpire l’essenza stessa della Ue”. Le parole del sottosegretario agli Esteri tradiscono tutta la preoccupazione per lo scoppio di un possibile nuovo caso, stavolta giocato tra i commi e le righe dell’art. 45 del Trattato sul funzionamento Ue. Un’interrogazione parlamentare chiede al ministro di “accertare”, via “missione diplomatica”, se quanto sta emergendo “corrisponda al vero”. Cautela di puro stile. Perché le denunce crescono di settimana in settimana. Così, mentre agli elettorati viene servito a mo’ di banchetto l’irrisolto contenzioso sui flussi migratori extracomunitari, a debita distanza dai grandi cerimonieri le autorità tedesche scatenano la caccia agli ospiti indesiderati. Perché percettori di sussidio. O perché sospettati di scroccarlo senza particolare impegno per una nuova occupazione. Sospetto talvolta lecito quanto marginale, ma che non dovrebbe comunque impedire la libera circolazione.
Tutto nasce dalla legge che nel 2017 ha ridefinito la regolamentazione del diritto alla libera circolazione sul territorio. Ora i cittadini da meno di cinque anni che non lavorano, percepiscono sussidi sociali e non sono alla ricerca di un lavoro possono essere espulsi. Una trasmissione radio ha investigato e quantificato il fenomeno: almeno un centinaio i già colpiti, specie nel Nord. Job center e Comuni si dividono il lavoro. Racconta Anna (nome di fantasia) alla Radio: “Sono arrivata nel 2013 con la prima bambina. Ho sempre lavorato. Poi la seconda gravidanza. Nel 2018 mi sono separata. Ho chiesto un aiuto al Job Agent e sembrava che fosse tutto a posto”. Invece arriva la chiamata dall’ufficio stranieri: “Visto che non può provvedere a se stessa, lei ha 15 giorni di tempo per trovare un lavoro, altrimenti riceverà una lettera di rimpatrio” eventualmente “con biglietto pagato” anche per le bambine. Comunicazioni verbali oppure al condizionale. Sulle lettere sta scritto “lei dovrebbe lasciare il paese: un consiglio inammissibile”, denunciano dall’Inca Cgil. Proposte simili sono state ricevute anche da lavoratrici incinte con gravidanza a rischio. Un tritacarne anche molto burocratico. Lamentano da un Consiglio per l’integrazione: non c’è nessuna volontà “di valutare caso per caso”. Per chi finisce sotto inchiesta, e non ha almeno un minijob da sventolare, purtroppo “non c’è scampo”.

 

Questo scritto è stato ottenuto copiando e incollando questo testo, pubblicato davvero su Quotidiano.net, e togliendogli i più evidenti riferimenti alla realtà di cui trattava.
L’immagine a corredo non c’entra niente ed è stata scelta apposta fra quelle che più contrariano i buoni a nulla dei social network.
Il contesto è quello della Repubblica Federale Tedesca, i disoccupati da cacciare sono italiani e l’articolista è andato a sceglierseli tra i più vulnerabili, prime fra tutte le donne separate.
Quando lo fanno con voi non è più tanto divertente, vero?