Milano: giovanissimo pavese in carcere per colpa di un immigrato e di un handicappato!

In questi tempi di crisi economica e di crisi sociale di cui gli immigrati sono protagonisti assoluti nel male e nel male, è ovvio che la squisita sensibilità dei giovani esca sconvolta e li porti a compiere atti anche gravi, ma sempre e solo perché provocati.
Pensa di essere nato a Pavia.
Sì, a Pavia: quella delle emozioni uniche nel loro albergo a ore.
Pensa di essere nato a Pavia e di avere vent’anni.
Ovvio che te ne allontani un tantino, anche perché nell’albergo a ore le “Camere a tema, docce con pareti trasparenti in camera ed in alcune anche con vasche idromassaggio, parcheggio ed ingresso privati” costano cinquantaquattro euro.
Quindi vai a Milano, e siccome non hai un soldo in tasca vai a ciondolare come un insaccato al Parco Nord insieme ad altri buoni a nulla come te, anche loro senza un soldo in tasca.
Mentre siete lì che non fate nulla come al solito, un ragazzino cinque anni più piccolo vi guarda.
Era quello che ci voleva per far prendere vita alla giornata: se uno vuole menare le mani o prende il pretesto del “mi ha guardato” o la vecchia scusa della sigaretta rifiutata, ma quella oggi funziona meno perché a fumare sono sempre in meno.
Quindi schiaffeggi il ragazzino -disabile, verrà fuori poi- e lo rincorri per un pezzo, finendo praticamente per ammazzarlo di botte.
Solo che la gente non si fa mai gli affari suoi, il mondo gronda telecamere e in capo a quindici giorni vengono a Pavia (passando sicuramente accanto all’albergo a ore) e ti schiodano dalla cameretta e dalla playstation o dalla musica trap o dal resto delle cose brutte ma inutili che sono la vita di tanti ventenni inutili ma violenti e violenti ma stupidi.
Prima di venire a portarti via come un extracomunitario zingaro qualsiasi, però, hanno dato una guardata ai tuoi precedenti e hanno passato tutto il malloppo a quelli dei giornali. E viene fuori che non sei solo specializzato nel picchiare gli handicappati come nella canzone degli Skiantos, ma che hai iniziato la carriera picchiando ragazzini extracomunitari in quel di Monza.
Un virgulto di virtù patria, davvero. Animato da una tale passione per le angherie da affrontare trasferte che nemmeno un pendolare.
Peccato per quella brutta uscita di scena, che sei partito con la spavalderia di un killer della mafia colombiana e in capo a due minuti ti è crollata tutta la recita e ti sei messo a piangere come un fallito qualsiasi.

Arzano: quattro giovani in carcere per colpa di un immigrato in bicicletta!

Arzano è un paese vicino a Napoli dove gli stranieri residenti nel 2016 erano secondo l’ISTAT 417, svizzeri compresi.
C’è qualche ristorante con pretesa di raffinatezza, un grande avvenire industriale dietro le spalle e assai poco da fare per passare la giornata se ogni tanto salta fuori lo scheletro di qualche morto ammazzato per qualcuna di quelle luride idiozie che chi vive fuori da quelle realtà non sarà mai in grado né di capire né tantomeno di giustificare.
Avere vent’anni da quelle parti non dev’essere il massimo: nella vita si è avuto giusto il tempo di accumulare qualche precedente penale.
Quindi cosa si fa, come se fosse la cosa più naturale del mondo?
Si prende la macchina, sicuramente comprata almeno di seconda mano e ancora da finire di pagare, e una notte di gennaio si va a investire il signor Ossuele Gnegne che sta andando a lavorare in bicicletta.
Non contenti di avergli rotto un braccio, lo si insegue per finirlo a colpi di cric in quattro contro uno e non si riesce nell’intento praticamente per caso.
Fino a qualche mese fa a fronte di un episodio del genere in molti avrebbero definito Arzano come uno di quei posti cui avrebbe dovuto pensare il Vesuvio con un bel lavacro di zolfo bollente. Adesso l’agenda politica è cambiata, ed è verosimile che i quattro buoni a nulla finiti con comodo in galera a due mesi dai fatti troveranno solidarietà e giustificazioni. Basta con questi negri che ci rubano il lavoro, e pazienza se a dirlo è qualche figlio di un preservativo scoppiato che nessuno vorrebbe tra i piedi nemmeno come vuotacessi.

Firenze: immigrato marocchino impedisce a un patriota di conseguire un vantaggio economico!

Qualche tempo fa a Firenze un certo Fabio Anselmo, di professione corriere, ha pensato di prelevare per motivi tutti suoi una bicicletta omettendo -sicuramente per pura sbadataggine- di informarne la proprietaria.
Invece di agevolare le legittime necessità di un vero patriota (e pazienza se aveva precedenti per rapina e lesioni) un marocchino qualsiasi lo aveva addirittura scoperto ed inseguito (Fonte: “Corriere Fiorentino”, 4 aprile 2019).
Un affronto intollerabile.
Un’onta che il prode Anselmo ha giustamente lavato a fine marzo 2019 assestando una coltellata al petto dell’impudente, che non ci ha rimesso le penne per puro caso.
Solo che mentre ristabiliva l’ordine e insegnava l’educazione a questo sfacciato, Franco Anselmo indossava una sgargiante montura da lavoro.
E a lezione impartita ha rovinato l’effetto scenico di tutta l’intrapresa scappando come una lepre a bordo del mezzo in dotazione.
Il tutto sotto l’occhietto acutissimo di chissà quale telecamera.
In Questura sono giusto dovuti uscire per il tempo di agguantarlo e di comunicargli che poteva aggiungere “tentato omicidio” alla voce “varie” del suo curriculum.
Dal che si deduce che non sempre i simpatizzanti di Forza Nuova -che in casi del genere vengono naturalmente definiti all’istante ex simpatizzanti– sono propriamente delle vette di intelletto e di accortezza.
Oltre a essere ridotti con le pezze al culo al punto di dover andare in giro a rubare biciclette.

Catania: extracomunitaria fa finire in carcere tre giovani rovinando per sempre il loro futuro

Da qualche anno i centri urbani di dimensioni minimamente degne di nota si sono riempiti di locali dove un bicchiere di vino costa dieci euro almeno.
Una valorizzazione del territorio che non lascia certo posto a presenze sconvenienti e mal vestite e agli extracomunitari molesti in particolare, giustamente falcidiati a suon di multe e di ordinanze al punto che le amministrazioni -sempre più stupide e cattive al pari dell’elettorato- non sanno letteralmente più cosa vietare.
Purtroppo l’uomo propone e Dio dispone; la previdenza umana nulla ha potuto contro una giovanissima extracomunitaria nordamericana che il 25 marzo 2019 ha distrutto la vita a tre giovani catanesi irretendoli con le sue grazie.
Una colpa gravissima, incancellabile.
A confronto, il fatto che Roberto Mirabella di vent’anni, Salvatore Castrogiovanni e Agatino Spampinato di diciannove siano accusati di violenza sessuale di gruppo appare sicuramente un dettaglio trascurabile. Pazienza se hanno fatto video con i telefoni, rendendo praticamente impossibile toglierli dai pasticci anche a un principe del foro: che ci vuoi fare, son ragazzi.

Roma: immigrato filippino oltraggia Traffik, il maestro Gianmarco Fagà!

La tracotanza e la protervia degli immigrati non hanno alcun limite.
In una bella giornata di inizio primavera del 2019 un immigrato filippino in un fast food di Roma ha osato rivolgere la parola al maestro Gianmarco Fagà, che in questo periodo è completamente assorbito dal difficile studio della Sinfonia Concertante in Mi Minore Opera 125 di Sergej Prokofiev, causandogli un esiziale scompenso neurovegetativo e obbligandolo a reagire con la necessaria e giusta violenza, purtroppo rivolta soltanto contro le cose.
“Volevo spiegare a tutti i ragazzi a tutti i miei fan a tutta Italia che il gesto che ho fatto a Burger King è perché il ragazzo filippino che lavora all’interno faceva tanto il simpatico il figo. Io sono tornato, nessuno fa il simpatico ok? Perché se non è oggi domani tra uno due tre mesi io so dove lavori, che cazzo fai il simpatico. Mongoloide so dove lavori, ti metto dentro la friggitrice. Non è che vado a disturbare chi lavora io. E’ quel ragazzo filippino che… si faceva tanto il figo eah eah Traffik esci dal locale non hai consumato io so’ tornato da solo e gli ho detto esci fuori esci fuori e gli ho tira’… ‘n vassoio ‘n faccia.
Vi voglio dire ragazzi io sono più di un anno che non faccio reati… e non temo nulla. Io ci ho un avvocato che è una spada ce n’ho ‘n altro che è ancora migliore…”
Questa la lineare e ineccepibile giustificazione del maestro Fagà, finita nel nulla per la stolta e cocciuta incomprensione delle forze dell’ordine e della giustizia penale, che non hanno voluto prendere in cosiderazione una linea di difesa così solida, così razionale, così fondata.
Dopo un paio di giorni infatti Gianmarco Fagà e un altro tizio che si fa chiamare Gallagher -invece che con quel Gabriele Magi con cui l’hanno iscritto all’anagrafe e che va bene per un ragioniere, ma non certo per uno destinato a stracciare l’Alighieri per l’altezza dei temi trattati e Carlo Emilio Gadda per la proprietà di linguaggio- sono stati messi in prigione perché un mese prima avevano picchiato questo, codesto e quello in un turbinìo di rapine, tirapugni e offese. Senz’altro avranno avuto i loro motivi, altrettanto articolati e razionali.

Ora basta ridere.
Tra cinque anni al massimo, ed è una stima generosa, il maestro Fagà e il maestro Magi avranno compiuto la loro parabola; i discografici li butteranno via come si buttano via gli inutili -tanto l’ambiente di elementi del genere ne produce a battaglioni- l’avvocato-spada e quello ancora migliore presenteranno il conto, la giustizia civile anche, i tatuaggi cominceranno a scolorirsi.
Nel caso migliore e debiti permettendo cercheranno di riciclarsi come neo perbene, percorso che per simili pìcari comprende di solito la ricerca di qualche giovane di pari livello in grado di renderli padri senza farla tanto lunga. Ricerca che diventa spasmodica con l’approssimarsi delle prime sentenze definitive.
Questo, nonostante l’esistenza in vita di questi due cialtroni buoni a nulla faccia pensare che almeno all’inizio degli anni Novanta dalle loro parti ci fosse ancora molto da fare in materia di contraccezione.
Nella nuova condizione di paparini dovranno fare miracoli per sconfiggere la memoria di ferro del web e spiegare diverse cosette a chiunque abbia la dabbenaggine di contattarli per quel posto di scaricatore al mercato ortofrutticolo. E dovranno senza alcun dubbio pietire benevolenza a portafogli di parenti e genitori, sempre che basti e sempre che il parentado non li abbia già classificati fra i soggetti da non avere fra i piedi nemmeno ai funerali.
Nel caso peggiore ci sarà invece un repentino spegnimento luci nei bagni di qualche bar, o una lenta uscita di scena in un monolocale di case popolari.
Per recuperare quanto resta di loro dovranno farsi strada fra cartoni di vino scadente ed escrementi di cane.

Firenze, insicurezza e degrado nel cuore della città della moda; straniero accoltella al cuore ristoratore quarantenne

Orrore nella città della moda. La sera del 14 marzo 2019 nella centralissima ed elegante via della Vigna Nuova un ristoratore di quarant’anni è stato colpito al petto da una coltellata che gli ha leso il pericardio; è stato ospedalizzato in prognosi riservata.
A colpirlo, uno dei molti stranieri extracomunitari cui il sindaco PD Nardella invece di ospitarli in casa sua ha concesso di ven-

Ah, no, calma.
Ferma tutto.
Firenze è la città della moda.
Piena di giovani donne alla moda.
E una di queste giovani donne alla moda ha pensato di risolvere a coltellate -anche quelle alla moda- un certo diverbio col proprio fidanzato o amante o quel che è (anzi, era, vista la situazione).
A quel punto si è accorta di aver combinato un piccolo guaio.
Che ha pensato di risolvere sempre seguendo la moda.
Vale a dire incolpando uno straniero.
Solo che i carabinieri non si sono fatti prendere in giro, e le telecamere che impestano il centro cittadino si sono fatte prendere in giro ancor meno di loro.
La ragazza alla moda non è certo stata sbattuta in galera come una negra qualsiasi: è stata associata alla locale casa circondariale.
Che è tutta un’altra cosa.
E che non passa mai di moda.

Onore a Pamela Mastropietro! Onore a Desirée Mariottini!

Pamela Mastropietro e Desirée Mariottini avevano trentaquattro anni in due e nel 2018 chiunque avesse l’abitudine di farsi raccontare il mondo dalla “libera informazione” se le è viste presentare come fanciulle in fiore che hanno fatto una fine orribile ad opera del Male personificato.
Nel primo caso un certo Luca Traini si è anche preso la briga di ergersi a vendicatore, superando all’istante in popolarità il parricida Pietro Maso, che quanto a nobiltà di scopi e a raffinatezza di mezzi era rimasto imbattuto molto a lungo.
Sulle pessime abitudini di Mastropietro e Mariottini, oltre che sull’eloquente background da cui sono loro malgrado emerse la “libera informazione” e soprattutto chi se ne fida tendono a sorvolare per quanto possibile.
Violeta Mihaela Senchiu di anni ne aveva trentadue da sola. E aveva tre figli. Il 4 novembre 2018 si è fatta bruciare viva dal signor Gimino Chirichella, che di anni ne ha quarantotto, trascorsi in allegria fra violenze sessuali, sfruttamento della prostituzione, spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione di esplosivo.
Di Violeta Mihaela Senchiu non importa nulla a nessuno: fuori età per un funerale telegenico con palloncini e bara bianca, fuori dal giro delle televisioni e dei programmi-verità del tipo “signora, cosa ha provato quando hanno trovato sua figlia scorticata nel fosso?”, e soprattutto con quello stigma di nazionalità rumena che andava bene fino a quando c’era da dire male dei comunisti, ma che oggi come oggi nella legge che conta davvero, che è quella dell’audience e dei sondaggi, è più una palla al piede che altro.
Non solo Matteo Salvini non perderà nemmeno un secondo per farsi una foto col solito sorriso da garzone di salumeria, ma nemmeno si scomoderà a promettere certezze della pena e tutto quanto il resto. Eppure fino a pochi mesi fa lui e il suo “partito”, per tacere dell’elettorato che ne impesta come una lebbra sifilitica purulenta le cosiddette “reti sociali” e internet in generale, non avrebbero avuto dubbi. Il dileggio per Gimino Chirichella sarebbe cominciato dal metterne in ridicolo il nome e il cognome poco valtellinesi e sarebbe finito col concludere che siccome i terroni non si lavano era necessario quantomai un intervento congiunto di Etna e Vesuvio per un lavacro di fuoco sperabilmente definitivo.
Ma i tempi cambiano: nord e sud della penisola uniti da un ascensore sociale grippato da decenni e da una povertà divorante non voterebbero certo volentieri per chi mette le cose in questo modo, anche se lo ha tranquillamente fatto per trent’anni.
Al massimo si dirà che Violeta Mihaela Senchiu se l’è andata a cercare.
Sicuri di essere nel giusto.

Orrore a Taranto: getta la figlia dalla finestra e accoltella il figlio!

Il 7 ottobre 2018 un tale di Taranto ha gettato da un balcone al terzo piano la propria figlioletta e ha accoltellato il figlio più grande.
Pare che abbiano persino cercato di linciarlo.
Dal Ministro dell’Interno, che almeno sui social media è uno che si impiccia di ogni questione (specie se non lo riguarda) non è venuto neanche un bah.
Il fatto è che l’arrestato sarebbe un padre separato.
Non è dato sapere se dormisse in macchina oppure no, ma sempre di padre separato si tratta. Vale a dire dell’esponente di una categoria negli ultimi anni molto presente nel ciarliero e inutile mondo del web, e che è bene non contrariare, visto il clima da campagna elettorale permanente.
Fino a sei mesi fa, la Lega non avrebbe certo usato simili riguardi.
Avrebbe additato ad alta voce al disprezzo dei suoi l’ennesimo caso di terrone animale che non si lavava, il solito irresponsabile che al primo rovescio della sorte cerca di togliersi d’impaccio spaccando tutto.
Uno di quelli cui sarebbe stato meglio avesse pensato il Vesuvio!

Pisa in prima fila nella lotta contro il degrado

Una di Cascina che si fa chiamare Susanna Ceccardi dice di aver tirato la volata al partito responsabile della pensata qui sopra: a Pisa hanno vietato tutto.
Le amministrazioni sono sempre lì che frignano perché non ci sono abbastanza uomini armati per le strade ma le cose più gravi di cui devono in concreto occuparsi sono gli studenti che si divertono a bere e a mangiare. Se fai quello che la goliardia pisana ha fatto per decenni arrivano quelli della polizia locale, ti tolgono il panino e la birretta e ti tolgono di tasca anche cento euro.
Non che siano i primi a pensarci.
Ci aveva pensato il vecchio PCI di cui la Ceccardi dice di aver copiato i metodi.
Nel 1977 il sindaco di Bologna Renato Zangheri e la questura proibirono di sedersi sui gradini di San Petronio, per motivi d’ordine pubblico. Era così, in quegli anni. A qualcuno della nomenklatura veniva in mente una stronzata da due lire, e subito le veniva conferita l’aureola di Editto Per Il Buongoverno.
Non che abbiano smesso, appunto. Nell’occasione però, qualche bolognese non incazzato, non precario, non studente, non autonomo, non giovane cominciò a sospettare che forse Zangheri cominciava ad entrare nel buio di una astiosa senilità kremlinica, ed il divieto anti studente durò lo spazio di un mattino.
Altri e ben più reattivi tempi rispetto al marciume di oggi, in cui tutti si fanno andare bene sempre tutto e se insisti c’è qualcuno pronto a denunciarti a mezzo internet in nome del bene comune.
Ah, ovvio che i cento euro in nome del bene comune ce li metti tu, non certo il povero stronzo fancazzista che ha preso il telefonino e ti ha messo nella merda pigiando due bottoncini.
Ma era davvero divertente perché le cose funzionavano più o meno come oggi. Nel caso bolognese, se da compagno voglioso di partecipare indirizzavi all’Unità le tue rimostranze di cittadino perplesso non succedeva un bel nulla. Se invece come maresciallo in pensione le esternavi al Resto del Carlino apriti cielo, da Palazzo d’Accursio intervenivano in sei secondi proibendo questo, codesto e quello con assoluto sprezzo del ridicolo.
Ah, l’ansioso PCI.
Non è stata sofferta la strada per arrivare a Matteo Renzi.
Solo lunga.