Manduria: extracomunitari, criminalità e degrado

Negli ultimi anni la regione Puglia ha avuto molta fortuna sul piano mangereccio e turistico: pizziche, tarallini, lini banfi e tutto il resto.
Poi si scopre che vi abbondano località isolate e zone depresse (lo si sapeva già da prima, ma lasciamo stare) dove per ingannare il tempo si possono ossessionare le persone fino ai limiti più estremi.
E, in seconda istanza, pestare individui problematici fino a fracassar loro i denti.
L’estromissione e l’esproprio anche non graduali, anche non benevoli, anche non coperti da indennizzo di un certo numero di nativi incialtroniti e tatuati e la loro sostituzione etnica con senegalesi fedeli osservanti del muridismo sarebbe un’iniziativa senz’altro costruttiva e degna della massima considerazione.

La gioventù granitica di Manduria


Manduria è un posto vicino a Taranto, neanche tanto brutto e neanche tanto fuori dal mondo.
Però si vede che non c’è gran che da fare se per passare il tempo ci si accanisce per anni sette contro un poveraccio, al punto da spaccargli i due vetracci delle feritoie di casa e da farlo morire per l’esasperazione.
Nell’indifferenza generale.
A cose fatte arriva qualcuno con la divisa e ripulisce tutto, denunciando una dozzina di buoni a nulla per questo, questo e quest’altro.
E arrivano quelli dei giornali a intervistare mamme affrante, che forse era meglio se quella sera si bevevano una bella Coca Cola come nella barzelletta: “Signor dottore, ho bisogno di un anticoncezionale sicuro…” “Semplicissimo signora: la Coca Cola.” “Ma prima o dopo il rapporto?” “Invece, signora”.
Qualche anno fa sarebbero piovute, nelle chiacchiere da bar, considerazioni a base di terroni di merda e di forza Vesuvio. Ora la politica, che rappresenta in blocco un paese di cialtroni con le pezze al culo, ha trovato bersagli più facili.
Tuttavia a fronte di simili prodigi sociopedagogici diventa un po’ difficile accampare quelle superiorità etiche e morali che sono il corollario del “sovranismo”.
Ci sarebbe se mai da correre a nascondersi.
Una volta di più.