Io sparo e me la cavo – 7

O meglio: io sparo e non solo non me la cavo, ma finisco col cacciarmi in uno di quei pasticci che grande la metà sarebbe già anche troppo.
Il ritratto che i giovani Daniel Bazzano e Lorenzo Marinelli pubblicizzano di sé li fa ascrivere di diritto all’umanità suscettibile e sfaccendata che frequenta ripostigli, pollai, capanni per gli attrezzi e cortili di periferia.
Oltre a frequentare le parti intime di qualche loro pari di sesso opposto: pare che entrambi si fossero riprodotti da poco.
Qualche incosciente che se lo fa cacciare in corpo da gente simile pare pazzesco ma c’è sempre.
Corpi sconciati dai tatuaggi, abbigliamento da buoni a nulla latinoamericani e probabilmente passioni e hobby altrettanto irritanti.
Nel loro caso la periferia è quella romana di Acilia, non quella brazileira di Rio de Janeiro dove con l’aria che tira avrebbero rischiato di essere bruscamente congedati dalla vita ad opera di qualche reparto paramilitare prima di arrivare a diciott’anni.
Una sera di febbraio pare abbiano avuto la peggio in una di quelle risse da bar che sono roba d’ogni giorno per quelli come loro, maturata in un contesto tale che in Questura stanno pensando di risolvere il problema imponendo la serrata dell’esercizio commerciale.
Dopo un po’ hanno sparato tre proiettili in una piazza di Roma e hanno ferito gravemente Manuel Bortuzzo. Che rimarrà paralizzato.
Lo hanno “colpito per errore”, dicono, dopo “aver pianto per tutto l’interrogatorio”.
Il loro futuro si annuncia talmente poco allegro che probabilmente queste lacrime saranno le prime di una copiosa quantità.
Fra i tatuaggi che impestano l’epidermide di uno dei due, la scritta “tutto passa”, in pieno petto.
In galera avrà tempo di farla sparire, col vecchio sistema del sale grosso.
E per mettere insieme il denaro che gli sarà indispensabile per il processo e per i risarcimenti potrà ben considerare l’idea di posare per il monumento al cialtrone.
Il fisico e tutto il resto sono perfettamente confacenti.

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