Io sparo e me la cavo – 2

Cosa si fa se si è orfani, soli al mondo e senza nessuno che ti rivolga la parola da un anno all’altro (e magari c’è anche il suo bravo motivo)?
Ci si licenzia dal lavoro, si racconta qualche balla qua e là per contentare i curiosi e ci si chiude in casa.
Unica compagna sempre più fedele -ed è anche il minimo- resta la bottiglia.
Ah, e una Beretta 98, capitata fra le mani in un momento di noia e regolarmente denunciata, ci mancherebbe altro.
Poi la casa vicina passa di padrone, e i padroni nuovi fanno qualche lavoretto.
Che bello! Finalmente si può piantare qualche grana con i tubi delle caldaie e le fosse biologiche che ci si rifiuta di pagare. Ci sono i tribunali intasati da cause su questioni ben meno importanti: perché mai non dare il proprio contributo a quella che è una vera e propria gloria nazionale criticando, supponendo, vagliando, confrontando e giudicando?
Ma i vicini continuano, con tanti saluti alle critiche, alle supposizioni (per tacere delle supposte), dei vagli, dei confronti e dei giudizi.
Non solo vanno avanti con i lavoretti, ma fanno anche rumore.
Di quei rumori che lacerano timpani e borsa scrotale, proprio.
E cosa si fa se non si sopportano i rumori dei vicini?
Una persona razionale, seria, quadrata e tutta d’un pezzo[*] non ha né dubbi né esitazioni.
Li va a cercare una domenica mattina con la Beretta 98 e gli vuota addosso mezzo caricatore.
Ammazzandoli come cani.

[*] E che pezzo.

Sarzana: usa lo spray al peperoncino e scampa a 1500 violentatori!

Dice Repubblica del 16 ottobre 2018:

Caos all’istituto Parentucelli-Arzelà di Sarzana dove sono stati evacuati 1500 studenti. A metà mattina la scuola è stata liberata quando alcuni studenti hanno iniziato ad avvertire dei malori e difficoltà a respirare. Sul posto sono intervenuti il 118, i Vigili del Fuoco e i Carabinieri. Ventidue ragazzi sono stati portati al pronto soccorso. In base ai primi rilievi dei militari, pare che a causare i malesseri sia stato dello spray al peperoncino spruzzato in grande quantità all’interno di una quinta superiore.
La classe in questione è stata la prima ad abbandonare l’istituto, seguita dalle classi adiacenti. La situazione nell’edificio è diventata presto incontrollabile: la dirigenza ha quindi deciso per motivi precauzionali l’evacuazione dell’intero istituto. Nello scorso anno scolastico ci sono stati diversi casi simili in tutta Italia: solo nell’ultimo mese lo spray al peroncino – con conseguente evacuazione e intossicati – è stato spruzzato in scuole di Palermo, Lodi e Mantova. Gli autori del gesto rischiano una denuncia per interruzione di pubblico servizio e procurato allarme, oltreché per le eventuali lesioni che possono aver subito gli intossicati.
I vigili del fuoco hanno riaccompagnato gli studenti del liceo Parentucelli Arzelà di Sarzana a recuperare zaini e effetti personali nelle aule. Secondo quanto riferito dai pompieri che hanno effettuato un sopralluogo insieme ai tecnici di Arpal non ci sono condizioni di pericolo. L’ipotesi è che qualcuno, in una classe situata al secondo piano, abbia forse per scherzo spruzzato dello spray al peperoncino in aula. Hanno dovuto far ricorso alle cure mediche per difficoltà respiratorie una ventina di persone, tra studenti e insegnanti. Sono stati trattenuti fuori dalle aule i ragazzi e il personale dell’Arzelà, circa 300 persone, cioè la parte del plesso in cui si sarebbe verificato il fatto mentre gli altri 1200 sono stati fatti rientrare. Le indagini condotte dai carabinieri ipotizzano i reati di lesioni e interruzione di pubblico servizio. Sul posto anche la Digos e l’Asl 5.

Insomma: secondo la stampa i casi come questo con una mattinata di lezioni perse (uno spreco di pubblico denaro su cui nessun austero educatore si permetterà di frignare, visto che il motivo non era uno sciopero studentesco o una manifestazione politica), l’ingolfamento del sistema giudiziario con qualche altra denuncia stilata per motivi ridicoli e la mobilitazione di un mezzo esercito si verificano almeno quattro volte al mese.
Sugli stupri evitati dallo spray non si ha invece alcun dato attendibile.

Massimo Bossetti è inocente!

Massimo Bossetti è stato condannato all’ergastolo in terzo grado ed è presumibilmente destinato a sparire per un certo tempo non solo dalla circolazione, ma anche dai mass media.
La Lega Nord ha sperato per anni di poter dare la colpa a qualche marocchino, ma non c’è stato verso.
Peccato: dapprincipio la cosa pareva anche fattibile e a rimetterci sarebbe stato un signor nessuno contro cui era tutto lecito.
Nessuno si è azzardato a invocare la castrazione di questo stupratore e assassino, ma deve senza dubbio trattarsi di una deplorevole dimenticanza.
La cosa interessante è che la vicenda ha messo in luce aspetti raggelanti e repellenti dell’operosa bergamasca, fra passatempi discutibili, storie di corna e altra robaccia provinciale che sarebbe bene se ne stasse bella tranquilla sotto il tappeto.
Invece no.
Non ci sono solo i rumeni stupratori e i senegalesi maneschi; ci sono anche i gioppini con la passione per le adolescenti cui un brutto giorno va tutto storto.

Toccherà prenderne atto.

Stiamo sempre a fianco delle nostre Forze dell’Ordine!

Stiamo sempre e comunque con la polizia e i carabinieri.
Sperando che a qualcuno non prendano i cinque minuti che poi va a finire come con Stefano Cucchi, un colosso di un metro e sessantadue per quarantacinque chili coratella compresa.
Meglio non correre rischi: stiamo quasi sempre a fianco delle nostre forze dell’ordine.
Per correrne ancora meno, stiamo spesso a fianco delle nostre forze dell’ordine.
Per non correrne nessuno, stiamo ben alla larga dalle nostre forze dell’ordine.

Orrore a Taranto: getta la figlia dalla finestra e accoltella il figlio!

Il 7 ottobre 2018 un tale di Taranto ha gettato da un balcone al terzo piano la propria figlioletta e ha accoltellato il figlio più grande.
Pare che abbiano persino cercato di linciarlo.
Dal Ministro dell’Interno, che almeno sui social media è uno che si impiccia di ogni questione (specie se non lo riguarda) non è venuto neanche un bah.
Il fatto è che l’arrestato sarebbe un padre separato.
Non è dato sapere se dormisse in macchina oppure no, ma sempre di padre separato si tratta. Vale a dire dell’esponente di una categoria negli ultimi anni molto presente nel ciarliero e inutile mondo del web, e che è bene non contrariare, visto il clima da campagna elettorale permanente.
Fino a sei mesi fa, la Lega non avrebbe certo usato simili riguardi.
Avrebbe additato ad alta voce al disprezzo dei suoi l’ennesimo caso di terrone animale che non si lavava, il solito irresponsabile che al primo rovescio della sorte cerca di togliersi d’impaccio spaccando tutto.
Uno di quelli cui sarebbe stato meglio avesse pensato il Vesuvio!

Pisa in prima fila nella lotta contro il degrado

Una di Cascina che si fa chiamare Susanna Ceccardi dice di aver tirato la volata al partito responsabile della pensata qui sopra: a Pisa hanno vietato tutto.
Le amministrazioni sono sempre lì che frignano perché non ci sono abbastanza uomini armati per le strade ma le cose più gravi di cui devono in concreto occuparsi sono gli studenti che si divertono a bere e a mangiare. Se fai quello che la goliardia pisana ha fatto per decenni arrivano quelli della polizia locale, ti tolgono il panino e la birretta e ti tolgono di tasca anche cento euro.
Non che siano i primi a pensarci.
Ci aveva pensato il vecchio PCI di cui la Ceccardi dice di aver copiato i metodi.
Nel 1977 il sindaco di Bologna Renato Zangheri e la questura proibirono di sedersi sui gradini di San Petronio, per motivi d’ordine pubblico. Era così, in quegli anni. A qualcuno della nomenklatura veniva in mente una stronzata da due lire, e subito le veniva conferita l’aureola di Editto Per Il Buongoverno.
Non che abbiano smesso, appunto. Nell’occasione però, qualche bolognese non incazzato, non precario, non studente, non autonomo, non giovane cominciò a sospettare che forse Zangheri cominciava ad entrare nel buio di una astiosa senilità kremlinica, ed il divieto anti studente durò lo spazio di un mattino.
Altri e ben più reattivi tempi rispetto al marciume di oggi, in cui tutti si fanno andare bene sempre tutto e se insisti c’è qualcuno pronto a denunciarti a mezzo internet in nome del bene comune.
Ah, ovvio che i cento euro in nome del bene comune ce li metti tu, non certo il povero stronzo fancazzista che ha preso il telefonino e ti ha messo nella merda pigiando due bottoncini.
Ma era davvero divertente perché le cose funzionavano più o meno come oggi. Nel caso bolognese, se da compagno voglioso di partecipare indirizzavi all’Unità le tue rimostranze di cittadino perplesso non succedeva un bel nulla. Se invece come maresciallo in pensione le esternavi al Resto del Carlino apriti cielo, da Palazzo d’Accursio intervenivano in sei secondi proibendo questo, codesto e quello con assoluto sprezzo del ridicolo.
Ah, l’ansioso PCI.
Non è stata sofferta la strada per arrivare a Matteo Renzi.
Solo lunga.

Col reddito di cittadinanza basta padri separati italiani che dormono in macchina!

All’inizio di ottobre 2018 il governo affronta la questione del “reddito di cittadinanza”, un’idea cui il Movimento 5 Stelle deve una parte molto consistente della propria fortuna elettorale.
Sparite le necessità elettorali, pare che questa misura prenderà grosso modo la forma di una tessera annonaria o dei food stamp americani che negli USA spettano al 20% della popolazione.
Di Maio ha fatto sapere che i fondi della tessera non saranno utilizzabili per l’acquisto di generi immorali e che dunque non saranno utilizzabili per l’acquisto di Tavernello, Gaiosello e altre immoralità dello stesso genere.
L’inverno si avvicina, e i padri separati italiani che dormono in macchina dovranno quindi trovare un altro modo per scaldarsi.
Tra l’altro esiste anche un altro problema: i fondi del reddito di cittadinanza potranno essere accumulati così da consentire l’acquisto di una macchina per dormirci dentro anche ai padri separati che ne fossero sprovvisti? Perché uno dei problemi che ha infuocato la campagna elettorale era proprio questo: ci sono padri separati italiani che dormono in macchina, e noi paghiamo le schede telefoniche agli immigrati.
Nonostante la buona volontà del governo, rischia di crearsi una situazione in cui col reddito di cittadinanza i padri separati italiani continueranno a dormire in macchina (sempre che ce l’abbiano) e gli immigrati a comprare tutte le schede telefoniche che vogliono perpetuando un’ingiustizia bella e buona.
Una soluzione potrebbe essere quella di considerare immorali le schede telefoniche.
Inutile pensare che in Italia qualcuno consideri immorale dormire in macchina: arrivare a concepire qualcosa del genere è da persone serie e l’elettorato italiano ha dato amplissima e pluridecennale prova di non avere nulla a che fare con la serietà.