Salvatore Calvaruso. L’acutezza di un’aquila da Palermo a Monreale

Palermo, primavera 2025. Salvatore Calvaruso ha diciannove anni. La foto lo raffigura chissà dove, vestito da boxeur per chissà quale motivo.
Verrebbe da malignare di trovarsi al cospetto dell‘unico boxeur al mondo con gli occhiali da vista. Visto quello che ha combinato sarebbe un segno di acume molto in linea con la condotta che lo ha reso famoso per il classico quarto d’ora, e che con ogni probabilità rischia di fargli passare in condizioni di detenzione un altro importante quarto: un quarto dell’esistenza, e forse qualcosina anche di più.
Una sera tiepida di aprile Salvatore ha preso lo scooter che si è fatto prestare da un amico ed è andato a Monreale.
E qui si è comportato con la diligente puntigliosità di chi intende trascorrere un lungo periodo in un’istituzione totale molto famosa perché ci si dorme male e ci si mangia anche peggio.
Tanto per cominciare ha percorso insieme ad altri individui appena più furbi di lui la strada tra il quartiere ZEN e Monreale, debitamente impestata di telecamere.
Arrivati a Monreale, a tarda notte lui e i suoi si sono messi a comportarsi in modo sguaiato e prepotente davanti a un bar, combinandone talmente tante che a un certo punto qualcuno ha osato dirgli di smettere.
Quale migliore occasione per un po’ di allenamento fuori programma, deve aver acutamente pensato il boxeur des rues della foto qui sopra. Solo che dai pugni e dai colpi dati con i caschi sarebbero presto arrivati alle pistole.
Insomma, non ci è scappato il morto.
Ce ne sono scappati tre.
Secondo i giornali sarebbero stati sparati una ventina di colpi in un contesto ancora molto affollato nonostante l’ora assai tarda, il che significa che la mira del giovanissimo Salvatore Calvaruso e di chi ha sparato con lui non è poi tanto acuta. Come tiratore Salvatore non è tutto questo gran che, per fortuna.
Dopo aver sparato, o forse prima o forse durante, chissà, Salvatore ha perso i suoi famosi occhiali.
Per fortuna è riuscito a tornare a Palermo e a dimostrare nei fatti che l’acutezza, nel suo caso, non è solo quella visiva.
Intanto ha raccontato all’amico che gli aveva prestato lo scooter come aveva trascorso una serata senz’altro indimenticabile.
Poi lo ha implorato in piena notte di denunciare il furto dello scooter prestatogli. Il che è perfettamente logico: le caserme alle tre del mattino sono costrette a regolamentare le code, da tanti che sono quelli che vanno a quell’ora a denunciare furti.
E poi, diciamolo: chi è che non può contare sul silenzio di un amico che pensava tu andassi a fare un giretto in collina e cui non pare ovviamente il vero di coprirti, a fronte di un’oscenità come questa?
Già che c’era, si è anche liberato del telefono. Il che, nel migliore dei casi, gli costerà qualche tirata d’orecchi in più invece che alleggerire una posizione che invoglierebbe chiunque a invocare un Perry Mason in vena di miracoli.
E firmata coi suoi occhiali, raccolti da qualcuno in mezzo ai bossoli.
Insomma, Salvatore è uscito di casa una sera di primavera e non ci è tornato poche ore dopo, con sulla schiena un’accusa di strage.

Palermo: avvocati, periti e altri stimati professionisti finiscono in carcere per colpa di un tunisino drogato

Il 10 gennaio 2017 a Palermo hanno trovato morto per la strada Hadry Yakoub, un signor nessuno tunisino. Gamba e braccio fracassati. Si è saputo poi che era letteralmente imbevuto di crack contro il dolore.
Risultato più che prevedibile la morte, probabilmente per infarto.
Ci sono voluti un paio d’anni e molta curiosità da parte di chi ha indagato, ma alla fine si è scoperto che il suo era solo uno di chissà quanti casi in cui persone al limite dell’indigenza servivano a una truffa assicurativa.
Si inscenavano incidenti con feriti. A loro toccava la parte dei feriti.
Accettavano di farsi rompere uno o più arti in cambio di due spiccioli; il grosso della somma se lo mettevano in tasca i vertici di un’organizzazione che doveva essere piuttosto corposa se i giornali parlano di quarantadue arresti e di duecentocinquanta indagati.
Numeri e pratiche che mettono al loro posto tutti i sovranisti pronti ad abbaiare alla minima contrarietà contro chi la mattina si alza a un’ora in cui loro sono appena tornati dalla discoteca per andare a farsi sfruttare in qualche cantiere o in qualche campo.