Onore a Pamela Mastropietro! Onore a Desirée Mariottini!

Pamela Mastropietro e Desirée Mariottini avevano trentaquattro anni in due e nel 2018 chiunque avesse l’abitudine di farsi raccontare il mondo dalla “libera informazione” se le è viste presentare come fanciulle in fiore che hanno fatto una fine orribile ad opera del Male personificato.
Nel primo caso un certo Luca Traini si è anche preso la briga di ergersi a vendicatore, superando all’istante in popolarità il parricida Pietro Maso, che quanto a nobiltà di scopi e a raffinatezza di mezzi era rimasto imbattuto molto a lungo.
Sulle pessime abitudini di Mastropietro e Mariottini, oltre che sull’eloquente background da cui sono loro malgrado emerse la “libera informazione” e soprattutto chi se ne fida tendono a sorvolare per quanto possibile.
Violeta Mihaela Senchiu di anni ne aveva trentadue da sola. E aveva tre figli. Il 4 novembre 2018 si è fatta bruciare viva dal signor Gimino Chirichella, che di anni ne ha quarantotto, trascorsi in allegria fra violenze sessuali, sfruttamento della prostituzione, spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione di esplosivo.
Di Violeta Mihaela Senchiu non importa nulla a nessuno: fuori età per un funerale telegenico con palloncini e bara bianca, fuori dal giro delle televisioni e dei programmi-verità del tipo “signora, cosa ha provato quando hanno trovato sua figlia scorticata nel fosso?”, e soprattutto con quello stigma di nazionalità rumena che andava bene fino a quando c’era da dire male dei comunisti, ma che oggi come oggi nella legge che conta davvero, che è quella dell’audience e dei sondaggi, è più una palla al piede che altro.
Non solo Matteo Salvini non perderà nemmeno un secondo per farsi una foto col solito sorriso da garzone di salumeria, ma nemmeno si scomoderà a promettere certezze della pena e tutto quanto il resto. Eppure fino a pochi mesi fa lui e il suo “partito”, per tacere dell’elettorato che ne impesta come una lebbra sifilitica purulenta le cosiddette “reti sociali” e internet in generale, non avrebbero avuto dubbi. Il dileggio per Gimino Chirichella sarebbe cominciato dal metterne in ridicolo il nome e il cognome poco valtellinesi e sarebbe finito col concludere che siccome i terroni non si lavano era necessario quantomai un intervento congiunto di Etna e Vesuvio per un lavacro di fuoco sperabilmente definitivo.
Ma i tempi cambiano: nord e sud della penisola uniti da un ascensore sociale grippato da decenni e da una povertà divorante non voterebbero certo volentieri per chi mette le cose in questo modo, anche se lo ha tranquillamente fatto per trent’anni.
Al massimo si dirà che Violeta Mihaela Senchiu se l’è andata a cercare.
Sicuri di essere nel giusto.

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