Allora: da bravo italiano che pensa a sé (terratetto condonato, doppiette in tinello, cagnaccio mordace in quei dieci metri quadri di resede), non voglio dare quattrini alla moglie.
Sicché l’ammazzo.
Mi par logico, no?
Ma siccome ho la viltà innata che scorre nelle vene dei conigli di Kobarid e di Lis venuti su a maccaruna c’a’ pummarola ‘n coppa e preghiere a padre pio, da bravo rampollo degli sconfitti a Macalle’ non ho il coraggio di farlo.
Sicché mi metto d’accordo con uno.
Uno grosso, che spezza mani e fracassa teste per qualcosa tipo una serata al bar quello col palo che ci si avvolgono intorno le ragazze nude.
Insomma, uno così.
E per fare le cose per bene mi procuro, senti senti, un bel gamellone d’acido. Poi faccio un salto nei campi dietro casa per scavare una buca bella fonda.
E, particolare fondamentale, mi compro una bella valigiona con le rotelle.
Poi le cose vanno come vanno, cioè che mi beccano come un salame tempo zero perché chissà dove mi credevo di andare, e finisco prima in galera e poi sul giornale. In un bello spaccato della vita quotidiana nella Romagna di oggi che è una cosa veramente esaltante.
Insomma: valigiona e corpo da far sparire, come un paio d’anni fa a Macerata.
Solo che io e quell’altro demente non siamo NEGRI (e probabilmente nemmeno FINOCCHI, e non ci sono dati su eventuali EBR… ah, no, lasciamo perdere sennò va a finire che uno si ritrova il mossad a casa). Siamo due italiani tutti piadine e squacquerone, partita in tv e altra robetta simile.
E la vittima non è una di quelle fanciulle in fiore che solleticano istinti protettivi in feccia con la canottiera e in redazioncine di gazzette.
Nessuna onda di indignazione si leva nel paese dove il bleah risuona: i venditori di automobili possono dormire tranquilli.
E anche i bulli di quartiere.
Nessun emarginato si alzerà una mattina dalla branda in cui dorme, per cercare di far pari con i suoi sistemi.